Design & the embalmer
"Gulino ricompone corpi nuovi utilizzando i resti. E lo fa estremante bene. È elegante e abile. Conosce ed usa segreti solitamente di prerogativa dei chirurghi plastici [...]. In queste opere stili e materiali interagiscono con una forte familiarità. Una figura si intorbida con cinque, sette, dodici diversi stili e modi oscillando su e giù all'interno di una cornice dipinta su una tela, come se un unico organismo fosse stato ricomposto utilizzando parti diverse di corpi e stesse iniziando a leggere il suo messaggio nello specchio". (Robert Viscusi, Design and embalmer, in Catalogo della mostra personale Design and embalmer, New York, 1997)
"Il suo lavoro dà un contributo riconoscibile e sofisticato alla pittura contemporanea europea. Vi è una caratteristica nelle opere di Gulino che, ad una lettura profonda, appare particolarmente misteriosa e straordinaria. Dipinge entità indipendenti, alienate che, a causa delle circostanze, sembrano impossibilitate a partecipare ad un più ampio contesto [...]. Il dialogo visivo attuale, il cui tema è l'accettazione comune del nostro stato di alienazione, non riesce a toccare i personaggi di Gulino. Ne sono esclusi. Non ne sono felici, ma non perdono nemmeno tempo a pensarci. Hanno sviluppato un atteggiamento che è tra l’accettazione e l'orgoglio, e vanno avanti con la loro vita. I suoi personaggi hanno ricordi, provengono da famiglie, parlano una lingua, hanno dolori e hanno senso dell’umorismo. I suoi personaggi eccentrici e insoliti sono soli. Niente sostiene la loro scomoda diversità. Eppure sono indifferenti nel loro stoicismo. "È la vita”, sembrano dire". (Maria Catalano Rand, The work of Franco Accursio Gulino, in Catalogo della mostra personale Design and embalmer, New York, 1997)