Camminanti
"Dalle coste africane la Sicilia e l'Italia appaiono come l'inizio di un cammino attraverso l'Europa, ma il traguardo di un cammino che ha avuto inizio molto lontano, tra fatiche inenarrabili e stenti. Gulino incomincia a dedicare la sua pittura all'epopea mai scritta dei migranti clandestini. In riva al mare raccoglie rottami di storia, sfasciami di barche abbandonate dopo la lunga traversata, relitti di naufragi. Una tavola trapezoidale, col fondo rosso accoglie un clandestinus bianco come un lemure, contorto in uno spazio insufficiente, la faccia contratta in uno spasimo come la donna di Guernica. Non è però questo il tipico clandestinus di Gulino. Più frequente è un tipo androgino, come constatazione della indifferenza dei sessi di fronte alla tragedia (ecce homo non è ecce vir) che in alcuni dipinti si svolge in una dissacrazione ironica del falso pietismo. La posa di un Cristo crocifisso, per esempio, è sormontata da una testa femminile col trucco pesante, mentre due figure tratte dall'art nègre la sorvegliano calzando inverosimili scarpe col tacco a spillo. Dalla tragedia (porte inesorabilmente chiuse, di fredda geometria chiavistelli e catenacci) alla ballata più beffarda. Il "clandestinus" è colui che ha superato le barriere ed è inebriato di libertà. La sua metamorfosi irriverente è continua. Anche la Sicilia è ora a strisce come la bandiera americana e muove con passo di danza calzando scarpe femminili col tacco, mentre Ferdinandea torna ad agitarsi. In mezzo a questo crollo, anche Pier Paolo Pasolini, in alcuni ritratti drammatici, ma aggrediti come il papa di Velàzquez sotto il pennello di Bacon, figura come clandestinus, vero outsider, insieme profeta e testimone, personaggio chiave nel teatro di Franco Accursio Gulino". (Carlo Bertelli, Franco Accursio Gulino. La ballata dei viandanti, in Catalogo della mostra personale Camminanti, Nairobi, 2011)
"Le opere di Gulino trasferiscono sul piano visivo una realtà interculturale che affonda le sue radici nel desiderio dei popoli di interagire. Un'interazione resa possibile dall'istinto a spostarsi e viaggiare, vuoi per necessità, vuoi per curiosità e desiderio di scoprire l'altro. La multiforme produzione di Franco Accursio Gulino appare come la trasposizione artistica di questo continuo viaggiare, concreto e metaforico, dell'essere umano sin dal suo apparire sulla Terra". (Paola Imperiale, Camminanti, in Catalogo della mostra personale Camminanti, Nairobi, 2011)